Frati in cammino - YouTube

sabato 27 febbraio 2016

IL SENSO DELLA VITA

Carissimi amici, condividiamo con voi la riflessione di fr Daniele Giombini
sul Vangelo di questa terza Domenica del Tempo di Quaresima.
Buona meditazione e buona Domenica!


Il brano del Vangelo di questa domenica sembra essere alquanto enigmatico. Innanzitutto pare che siano due storie che non si colleghino fra loro: nella prima si parla di due tragedie (il massacro fatto da Pilato e il crollo di una torre), mentre nella seconda abbiamo un fico che non dà frutto e un vignaiolo che invita a pazientare.
E’ possibile trovare un collegamento? Ci proviamo…

Il brano inizia con il reportage di due fatti di cronaca: Pilato ha massacrato dei pii galilei che stavano facendo dei sacrifici a Dio e a Siloe è crollata una torre e povere persone senza colpa vi hanno perso la vita.
Il Signore, utilizza questi avvenimenti, per operare un cambiamento nel nostro modo di pensare moralistico, che spesso abbiamo: quante volte, infatti, di fronte ad alcuni avvenimenti sentenziamo “gli sta bene! Se l’è cercata”… poi, invece, leggiamo fatti inspiegabili, dove innocenti soffrono o, ancora peggio, dove noi “perfetti” cristiani soffriamo e, allora,mormoriamo contro Dio “che cosa abbiamo fatto di male? Che senso ha tutto questo?”
Ecco il punto dove vuole arrivare Gesù: che immagine abbiamo di Dio? E’ il burattinaio che decide il bene e il male di ognuno di noi? E’ colui che, non si sa perché, si diverte a fare piangere una madre che perde il proprio figlio?
Allora, la risposta che dà Gesù è illuminante: «Credete che… No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». 
Ossia, non distraiamoci nel cercare un senso a ciò che accade attorno a noi, perché spesso diventa un modo dilettevole piangere su questo mondo che “gira male” e disimpegnarci, ma poi, basta poco per ritornare a pensare ad altro, oppure giriamo la pagina di giornale passando a leggere l’ultima “gustosa” notizia di gossip.
Non si tratta di non interessarci di ciò che succede intorno a noi, anzi è il contrario! Perché invece di chiedere, a chissà chi,“che senso ha tutto ciò”, domandiamoci, invece, che SENSO stiamo dando alla nostra vita!
E’ qui, allora, che entra in gioco la parabola del fico…

Al Dio “burattinaio”, Gesù risponde con un altro volto, quello di un Dio “vignaiolo” che ci dice “credo che tu possa cambiare! Non credo che, nella tua vita, tu sia incapace di fare almeno un frutto!... Io CREDO IN TE!!! Ecco allora che sono pronto a sporcarmi con lui le mani, a metterle nel letame, sono pronto a prendere ancor tempo...
...«finché io gli zappi attorno e vi metta il concime»”... 

Ricompare la stessa domanda della prima parte del Vangelo: che senso stiamo dando alla nostra vita? Siamo pronti, come fa il Signore, a sporcarci le mani, siamo pronti a fare sì che un po’ di Cielo si renda visibile in questo mondo, attraverso di noi? Questo è possibile solo se, ogni mattina, diciamo a Lui: “Sì, Signore, fa di me uno strumento della tua pace”… 
Questo può essere possibile se, ogni giorno, lottiamo duramente contro il vero cancro del mondo che è l’indifferenza… perché che differenza c’è fra un povero bambino morto sulle spiagge della Turchia e la disperazione di chi muore di freddo nelle nostre stazioni del treno o rispetto allo stato di abbandono vissuto dall'anziano che abita in fondo alla nostra via? Siamo proprio sicuri che qualcuno se l’è cercata e qualcun altro no? L’indifferenza uccide l’altro, ma, ciò che è molto peggio, uccide noi stessi, allora acquistano un senso diverso le parole di Gesù: ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo

In fondo, più di una morte senza senso, non è peggiore il rischio di vivere una vita senza Senso?

giovedì 25 febbraio 2016

E DIO VIDE...ED ERA COSA MOLTO BUONA!

Carissimi Amici, ecco il terzo articolo di Fr Daniele Sciacca sul logo della misericordia.
Questa volta ci descrive il particolare degli occhi.
Buona lettura!


Oggi fermiamo la nostra attenzione su un altro particolare del logo: gli occhi.
Se facciamo attenzione i personaggi del logo sono due – Gesù e ‘Adam, l’uomo – ma soltanto tre occhi, non quattro. Ciascuno dei due ha un occhio soltanto, l'altro è in comune ad entrambi. Gesù guarda attraverso l’occhio di ‘Adam e ‘Adam guarda attraverso l’occhio di Cristo. Credo che l’intuizione di p. Rupnik sia davvero bella e alquanto provocatoria .

Bella, perché troppo spesso ci dimentichiamo che in Cristo Dio viene incontro all'umanità: è il grande mistero dell’Incarnazione. Dio non si è accontentato di parlarci attraverso la sua Parola ma si è compromesso Lui stesso, perché in Cristo l’umanità potesse trovare piena comunione di vita con Lui, che desidera renderci partecipi del suo Amore.

Provocatoria, perché l’uomo è invitato a guardare la realtà attraverso lo sguardo di Cristo. Questa è davvero una bella sfida per noi che guardiamo la nostra storia e ciò che ci sta attorno solo con il nostro sguardo. Spesso il nostro sguardo è triste, sfiduciato, pessimista. Al contrario lo sguardo di Dio su di noi non è mai uno sguardo di condanna, di giudizio impietoso ma uno sguardo pieno di amore misericordioso, capace di vedere il bello ed il bene che abbiamo dentro, anche quando noi siamo i primi a condannarci
Vedere le cose come Dio le vede: ecco la grandezza a cui è chiamato ogni battezzato! Ma per far questo occorre indossare gli “occhiali giusti”!!! E questi occhiali sono il Vangelo.

Impegniamoci allora durante questo tempo del Giubileo della Misericordia a leggere il Vangelo e scopriremo le meraviglie che il Signore opera proprio per noi e in noi.

Pace e Bene a tutti!

sabato 20 febbraio 2016

IL VOLTO CHE DONA VITA

Carissimi amici, condividiamo con voi la riflessione di fr Luca
sul Vangelo di questa seconda Domenica del Tempo di Quaresima.
Buona meditazione e buona Domenica!


Carissimi Amici, il Signore vi dia Pace!
In questo tempo di Quaresima, cammino di preparazione alla Pasqua, la liturgia di questa Domenica ci propone il brano della Trasfigurazione di Gesù, secondo il Vangelo di Luca.
Un testo veramente importante perché rivela la Gloria di Gesù, Figlio di Dio, attraverso alcuni elementi molto significativi, come il suo volto che cambia d’aspetto e la veste che diviene candida e sfolgorante.
La magnificenza dell’aspetto, però, non è l’unico elemento indicativo di questa Gloria, in quanto accanto a Gesù, appaiono anche le figure di Mosè ed Elia, i quali rappresentano rispettivamente la legge e i profeti. Essi iniziano a conversare con Gesù, preannunciandogli il suo esodo, vale a dire ciò “che stava per compiersi a Gerusalemme”: la sua passione e morte violenta.
Questa manifestazione vuole dirci che solo nell’evento della Risurrezione gloriosa possiamo comprendere la vera identità di Gesù: egli è il Messia, colui che portando a compimento le Scritture (la legge e i profeti), realizza la speranza e la salvezza d’Israele.
Tutto ciò però non viene compreso dai discepoli lì presenti, in particolare da Pietro, il quale si fa attrarre più dallo splendore della visione che dal suo significato più profondo. Successivamente, infatti, lo stesso Pietro, nell’ora della passione del Maestro, finirà per rinnegarlo, mosso dalla paura e dalla vigliaccheria.
Quanto accaduto a Pietro costituisce un monito per ognuno di noi, in quanto ci ricorda che non basta fermarsi alle apparenze della Trasfigurazione, fatte di grandezza e maestosità, ma è necessario andare al cuore della Gloria di Dio, una Gloria fatta di umiltà, di abbassamento, di obbedienza. Questi atteggiamenti condurranno Gesù al dono della vita per amore: amore verso il Padre, che dalla nube proclama con forza ad ognuno di noi: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo”.
L’invito che ci viene rivolto è di metterci in ascolto del Signore Gesù, fiduciosi di poter partecipare alla sua Gloria, e trovare in essa la vera vita.

domenica 14 febbraio 2016

ENTRARE NELLA TENTAZIONE CON GESÙ...PER VINCERE

Carissimi amici, condividiamo con voi la riflessione di fr Martin
sul Vangelo di questa prima Domenica del Tempo di Quaresima.
Buona meditazione e buona Domenica!

Le Tentazioni di Cristo. Basilica di S. Marco, Venezia

Carissimi Amici, il Signore vi dia Pace!
Il Vangelo di questa prima domenica di Quaresima ci ricorda prima di tutto la fiducia in Dio. Gesù, tentato dal maligno, non vive questi momenti come una dipendenza da Dio Padre ma come una possibilità liberatrice per la sua vita.
Gesù non sfugge, ma sta dentro la situazione. Questo è un grande messaggio per noi: la tentazione, la prova, vanno attraversate, non evitate! Attraversare coraggiosamente le prove e, in questa maniera, combattere le tentazioni sono atti profondi della nostra fede in Cristo. Ogni lotta è una lotta per la vita! Fidiamoci, Gesù è la nostra speranza! Dio è fedele e solo con Lui possiamo superare noi stessi, le paure, le ansie e, così, diventare persone mature e adulte nella fede per costruire il Regno di Dio tra gli uomini.
Proprio la sua Parola può essere una lampada per i nostri passi, passi che si compiono attraversando le varie situazioni di prova. Queste prove non sono però una realtà lontana, si trovano invece dentro al nostro cuore.

“Tutte le tentazioni che gli uomini subiscono, il Signore le ha subite nella propria carne. Egli è stato tentato, affinché anche noi potessimo vincere grazie alla sua vittoria” (Origene).
Oggi potete vincere, fratelli! Oggi!

Buona e santa Quaresima

FINALMENTE...FRATI IN CAMMINO!

Carissimi Amici, condividiamo con voi il pellegrinaggio da Assisi a Spello,
 in mezzo alla natura, al termine della sessione di esami. Una bella giornata di riposo e fraternità!




       Carissimi amici, pace e bene!
Come già vi avevamo accennato nei post precedenti, Venerdì abbiamo terminato gli esami di questa sessione. Ma prima di ricominciare con le lezioni abbiamo deciso di trascorrere una bella giornata in mezzo alla natura. 






Abbiamo percorso il sentiero che si trova a mezza costa sul monte Subasio, e che da Assisi porta a Spello, un piccolo borgo medievale a 15 km di distanza. 
E poi fino a Foligno, nella nostra chiesa dove è custodito il corpo di S. Angela da Foligno. 






Si tratta di una delle tappe del “Cammino Francescano” che giunge qui nella Basilica che custodisce il corpo di San Francesco.










Il cammino è già in se stesso molto rappresentativo della vita di ogni persona e soprattutto di ogni cristiano. 








Non è un vagare senza meta, ma un pellegrinaggio, che ha una meta ben precisa. Noi lo abbiamo vissuto con un altro ingrediente importante per noi: la fraternità. 








Il camminare insieme verso la volontà di Dio è uno dei pilastri più importanti della nostra vita di religiosi, con cui possiamo, e dovremmo, testimoniare la comunione che Dio stringe, nei cuori, con ogni battezzato.






Provate, dunque anche voi a guardare con attenzione nel vostro cuore, e vi accorgerete che, magari in mezzo a tante difficoltà e disordine, Dio stringe con voi una comunione d’Amore fortissima, che niente e nessuno potrà eliminare del tutto. 






Poi, vi invitiamo, per chi non l’ha già fatto, a mettervi in cammino, nel vero senso della parola. 







Se vi metterete in pellegrinaggio in uno dei tanti percorsi, immersi nella natura, come quelli Francescani, sperimenterete in modo speciale come Dio si affianca a voi e cammina al vostro fianco.                              Buon Cammino a tutti!
                       

Sotto trovate altre foto!













venerdì 12 febbraio 2016

...POI LO CARICÒ...ED EBBE MISERICORDIA DI LUI!

Carissimi Amici, ecco il secondo articolo di Fr Daniele Sciacca sul logo della misericordia.
Questa volta ci descrive la figura centrale di Gesù "Buon Pastore".
Buona lettura!


Oggi fermiamo la nostra attenzione su un altro particolare del logo: Gesù pastore buono.
Dio nella storia della salvezza si è sempre preso cura dell’uomo. Nella Bibbia, però, non ci sono definizioni per dire questa cura amorevole, si preferisce dare un esempio concreto! E per mostrarci questa realtà Dio è spesso descritto, o a volte è Lui stesso a parlare di sé, come Pastore. Sappiamo quanta importanza avessero i capi di bestiame per un popolo di pastori semi nomade. Il pastore stabilisce con le pecore un vero rapporto affettivo, tanto che esse sono in grado di distinguere la sua voce anche in mezzo ad altre, e obbedire solo a quella. Non sentiamo forse un’eco di questo nel Gesù Buon pastore del Vangelo di Giovanni?
Nel libro del profeta Isaia si dice: «Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri».

A Dio il popolo gli sta così tanto a cuore che, nel libro del profeta Ezechiele, rimprovera i capi religiosi del popolo, accusandoli di essere falsi pastori, e proclamando che Lui stesso prenderà in mano le sorti del popolo. Per noi cristiani questa promessa di Dio si è realizzata in Gesù. L’evangelista Luca, al capitolo 10, attraverso la parabola del buon samaritano, ci mostra il modo in cui Gesù usa misericordia nei confronti dell’uomo. L’umanità è come l’uomo della parabola rimasto vittima dei briganti, lasciato mezzo morto sul ciglio della strada. Gesù, buon samaritano, se lo carica sulle spalle e lo porta con sé al sicuro, lo cura e guarisce le sue ferite. Dio infatti non si prende cura solo di una parte dell’uomo, ma di tutto l’uomo. E’ importante capire ciò: Dio non ha cura solo della nostra anima ma di tutto noi stessi. Non esistono dimensioni umane troppo “sporche” che Dio si rifiuta di toccare e sanare.
Ringraziamo allora il Signore che non ci lascia da soli ad affrontare le strade della vita!

[…]Tu sei protettore, Tu sei custode e difensore,
Tu sei fortezza, Tu sei rifugio.
Tu sei la nostra speranza, Tu sei la nostra fede,
Tu sei la nostra carità, Tu sei tutta la nostra dolcezza,
Tu sei la nostra vita eterna,
grande e ammirabile Signore,
Dio onnipotente, misericordioso Salvatore.

mercoledì 10 febbraio 2016

DALLA CENERE AL FUOCO: UN CAMMINO DI MISERICORDIA


Vi siete mai accorti che i quaranta giorni della Quaresima sono un cammino al rovescio? Infatti, nella normalità è il fuoco a precedere la cenere. Ma nel nostro caso si inizia con la cenere del Mercoledì...

...e si finisce con il fuoco della grande Veglia della notte di Pasqua. 


La cenere che ci viene messa sul capo è ottenuta bruciando i rami di ulivo utilizzati nella Domenica delle Palme dell’anno precedente. Con quei rami abbiamo osannato Gesù come Messia che entrava a Gerusalemme ma, subito dopo, lo abbiamo abbandonato e siamo fuggiti davanti allo scandalo della Croce. Abbiamo, cioè, fatto esperienza della nostra debolezza e tradimento, sperimentando il nostro essere fatti di polvere, di cenere! 
Il cammino che ci porta dall'essere cenere a divenire fuoco è un cammino che non possiamo percorrere solamente con le nostre forze, ma un dono di grazia della misericordia di Dio. Il suo Santo Spirito ci infiamma e fa rivivere le nostre vite, che diventano cenere ogni volta che ci allontaniamo da Dio pretendendo di farcela da soli. Oggi, infatti, nella lettura del libro del profeta Gioele ci viene rivolto l’invito: «Ritornate a me con tutto il cuore». 
Una delle cose che possiamo fare in questo Tempo è quella di mettere davanti a Dio i fallimenti e le debolezze della nostra vita. Non si tratta di “cenere” ma di qualcosa da cui può nascere luce, vita e calore. 
Che questi quaranta giorni siano per noi l’occasione di lasciare che Dio riaccenda il fuoco nelle nostre vite consumate.
                     Buon Mercoledì delle Ceneri e Buon Tempo di Quaresima!

lunedì 8 febbraio 2016

QUESTA È LA MIA VITA!

Carissimi amici, stiamo quasi per terminare il periodo degli esami, mancano solo pochi giorni! Siamo anche vicinissimi all'inizio del Tempo di Quaresima. Cogliamo l'occasione per ringraziarvi di averci sostenuti con la vostra preghiera.  E lo facciamo facendovi un bel regalo: il racconto della vocazione del nostro fra Hunor.  Buona lettura e buona Quaresima!


Il Signore vi dia pace!
Mi chiamo frate Hunor - Tamás Zsók, vengo dalla provincia ungherese dei Frati Minori Conventuali e ho 27 anni. Il mio paese di nascita è Csíkdánfalva, un piccolo paese ungherese fra le montagne dei Carpazi Orientali, in Transilvania. 
Dalla mia nascita il Signore mi donò le Sue creature, sorella natura, mettendomi nel cuore lo stupore, la passione e l’amore per essa. La vicinanza degli animali (orsi, lupi, volpi, lontre, castori, serpenti, pipistrelli, ecc.) e le avventure quotidiane hanno segnato, fin da piccolo, la mia vita, preparandomi la strada per le scienze, specialmente della biologia. Volevo diventare un grande biologo.
Da bambino frequentavo la Chiesa, ma poi la mia vita spirituale è stata immersa nella grande guerra tra la fede e l’ateismo, con le sue ragioni scientifiche. A casa mi dicevano che “non c’è niente dopo la morte”. A 16 anni, improvvisamente, ho perduto mio padre e così ho cominciato a negare ciò che prima vedevo nella natura: che Dio è il Creatore. Sono riuscito a sacrificare la mia poca fede, ora messa a grande prova, sull’altare della scienza e così ho deciso di abbandonare la Chiesa. Ma le preghiere di tante persone, specialmente le preghiere del gruppo di Búzamag (cioè “Seme di grano”, che è un gruppo carismatico del Rinnovamento dello Spirito) sono state ascoltate, portandomi alla conversione. 
La prima chiamata, che ho rifiutato avendo tanta paura, è arrivata quando mi stavo preparando per iscrivermi all'università. Ma ho fatto un compromesso:
“Signore, Tu mi hai dato le tue creature e l’amore per esse, mi hai dato la possibilità di andare all'università donandomi un posto già preparato, lasciami andare a studiare. Ma se tu vuoi davvero e mi chiami un’altra volta, ecco io verrò”.
Mi sembrava troppo scomoda questa strada e cercavo di dimenticarla presto, buttandomi nella vita dell’università, ma la Provvidenza è arrivata presto, nell’esempio e nella persona di un giovane sacerdote (László Orbán) che, fedele al Vangelo, ha dato la propria vita per un altro, salvandolo. Il dolce volto sorridente di quel sacerdote e il suo amore stavano davanti a me, e mi tormentavano continuamente.
Mi sono trovato a battere la testa nel muro, pur amando la biologia, i professori, i colleghi, e le creature. Ma c’era qualcosa che non andava. E in quel momento preciso ecco la seconda chiamata: “Perché batti la testa nel muro?! Sai cosa devi fare!”. Sono rientrato piangendo di gioia nella stanza del collegio, facendo le valige e sono tornato a casa, lasciando tutto. Una strada preparata che mi aspettava. 
Subito sono stato inviato dalla mia madrina in un convento, per “prendere un po’ d’aria” e chiedere aiuto in vista dell’iscrizione nel seminario diocesano.
Il convento di quest’ordine per me ancora sconosciuto era lontano dalla casa mia, stava ad Arad (Transilvania). Non mi diceva niente nemmeno il nome: Ordine dei Frati Minori Conventuali. L’unica cosa che sapevo dalla madrina era che sono francescani. Arrivando ad Arad, nella stazione accolto dal guardiano, entrando nel convento, vedendo i frati, i loro abiti sono scoppiato a piangere. Sembrava un sogno. Sono stato riempito da una gioia immensa che mai prima avevo sperimentato. Mi sono trovato subito a casa. 
Poi ogni momento vissuto con i frati, la loro vita di preghiera, la familiarità, il lavoro con il sudore sulla fronte mi hanno completamente avvinto. Come un’esplosione nel mio cuore rimbombava: “Questo è ciò che desideravo da sempre! Questo è ciò che cercavo da sempre! Questa è la mia vita!”. Solo il ringraziamento al Signore con le lacrime che mi sono rimaste. Parlando con il provinciale, frate Zsolt Kalna, ho chiesto di poter provare questa vita: “Vivere il Santo Vangelo, secondo la forma della regola dei Frati Minori”. 

Dopo un anno mi è stato concesso di entrare nel convento di Eger (Ungheria) e fare esperienza della vita fraterna per circa un anno. Essendo fiero della chiamata e affascinato di questa vita, d’accordo con il ministro provinciale, sono stato portato in Italia, per poter cominciare la formazione. A Brescia mi aspettavano due anni meravigliosi di postulato. Scoprendo il dono dei fratelli, sperimentando le gioie e le fatiche della vita comunitaria, imparando il dialogo e le dinamiche della fraternità, e sotto la guida dei formatori potevo crescere nella speranza, nella fede, nella carità. 
La formazione mi offriva il contatto intenso con il Signore, attraverso la preghiera, e con la realtà del mondo umano, attraverso il volontariato tra gli emarginati, sofferenti, piccoli, ultimi, aiutandomi a scoprire chi sono, chi è l'uomo, che cosa è la vocazione che mi è stata donata. Il cammino del postulato si concludeva con la domanda scritta, chiedendo di poter entrare in noviziato.

L'anno del noviziato presso del Sacro Convento, sulla tomba del Santo fratello e padre,  Francesco, posso dire che è stato l'anno più bello, più intenso e più profondo della mia vita. Caratterizzato dalla preghiera, l'intima vicinanza dell’Amore e della spiritualità francescana. Scoprendo la vita di Francesco e dei frati, cresceva il desiderio di scegliere questa vita. Il premio e la corona di quest'anno della prova è stato la Professione, accettando e scegliendo liberamente di vivere il Santo Vangelo secondo la Regola di San Francesco e secondo le Costituzioni dei Frati Minori Conventuali, nell'obbedienza, senza nulla di proprio e nella castità. Ora il mio cammino procede nella gioia e nella serenità che mi dà la fraternità del Convento Franciscanum, nell’avventura di nuove conoscenze, studiando presso l’Istituto Teologico di Assisi, aiutandomi ad avvicinarmi e conoscere sempre di più il Signore Iddio, a cui posso rendere solo GRAZIE per la mia vita e per la mia chiamata!

sabato 6 febbraio 2016

GETTA LE RETI... NEL MARE DEGLI UOMINI!

Carissimi amici, condividiamo con voi la riflessione di fr Daniele Sciacca
sul Vangelo di questa quinta Domenica del Tempo Ordinario.
Buona Meditazione e Buona Domenica!


Nel Vangelo di questa Domenica Gesù si trova presso il lago di Gennèsaret. La folla che accorre a lui per ascoltarlo è talmente tanta che Gesù decide di salire sulla barca di Simone ed usarla come pulpito.
L’evangelista Luca vuole sottolineare la dimensione feriale della vita. Gesù sale sulla barca  perché è il luogo di lavoro di questi pescatori, suoi primi futuri discepoli. Trasforma i luoghi della quotidianità in luoghi di annuncio della sua Parola. E, oltretutto, sono luoghi segnati dal fallimento e dalla contraddizione.

Alla fine della predicazione, Gesù fa’ a Simone una richiesta bizzarra: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Come sappiamo il tempo propizio per pescare è la notte, e quella notte non avevano pescato nulla.
Simone, e qui sta il cuore del vangelo di oggi, risponde con un atto di fede nella parola di Gesù nonostante la costatazione del fallimento vissuto quella notte.


Ecco il Signore opera in questa situazione! È la sua Parola a ottenere l’abbondante pesca, non  lo sforzo di Simone e dei suoi compagni.
Quanto liberante può essere questa parola per noi che siamo così spesso tentati di appropriarci dei doni di Dio, pensando che tutto dipende soltanto da noi. Dio invece opera gratuitamente senza nostri meriti.
Davanti ad un risultato così sorprendente, la reazione di Simone è altrettanto forte: «Allontanati da me Signore perché sono un peccatore».
Da sempre l'uomo trova grande difficoltà ad accettare la propria creaturalità, tanto che quando qualcosa non funziona vuole subito cercare di migliorarla. Spesso spendiamo tante energie nel cercare di eliminare i nostri difetti, con il solo risultato di uscirne frustrati. Fuggiamo dalla nostra debolezza mentre Cristo incontra l'uomo proprio lì. Direbbe un autore spirituale: «il problema non è sbagliare di meno, ma amare di più. E amerà di più colui al quale è stato perdonato di più».
«D'ora in avanti sarai pescatore di uomini!». Gesù ci invita a non preoccuparci se siamo stati manchevoli davanti a Dio, ma a guardare al futuro. 
L’espressione greca si può tradurre: «pescherai uomini vivi». Il mare, per il popolo ebraico è simbolo del male e della morte. 
Il desiderio di Gesù è che, come Simone, anche noi, oggi,  ci fidiamo di Lui, e tramite la Parola del Vangelo, facciamo giungere la sua salvezza a tutti gli uomini e le donne che stanno “annegando” nella morte. Buona pesca a tutti!
Il Signore vi dia pace!


giovedì 4 febbraio 2016

MISERICORDIOSI COME IL PADRE

 Carissimi Amici, questa settimana e le prossime vi proponiamo alcuni articoli, 
scritti da Fr Daniele M. Sciacca, che spiegano il logo realizzato da P. Marko I. Rupnik 
per l'Anno Santo della Misericordia. Buona lettura!


Pace e bene a tutti voi cari amici!
Come sapete bene il 2016 che da poco è iniziato ci sta facendo vivere l’Anno Santo della misericordia. Di per sé ogni Giubileo è un anno di misericordia, ogni anno giubilare vorrebbe riportare ciascun cristiano alla fonte della vita stessa: l’Amore Misericordioso di Dio Padre.
Papa Francesco ha voluto proprio sottolineare il bisogno che abbiamo di attingere alla misericordia di Dio, che è il suo vero e pieno volto.
Il motto del giubileo è misericordes sicut Pater (misericordiosi come il Padre). E’ una frase ripresa dal vangelo di Luca che, non a caso, nella tradizione cristiana è sempre stato visto come l’evangelista-cantore della misericordia di Dio.
Nella tradizione ebraica si dice che Dio ha creato il mondo con giustizia, ma lo governa con misericordia. Essa non è intesa come buonismo, come un facile “metterci una pietra sopra”, bensì rappresenta una precisa scelta di Dio di essere fedele alle sue creature, di essere Colui che fa il primo passo per soccorrerle, Colui che non ritirerà mai la sua benedizione donata loro.
L’inno del Giubileo riprende proprio la struttura del Salmo 136 in cui Israele canta la misericordia di Dio che ha sperimentato su di se nel corso della storia, dalla creazione del mondo fino alla liberazione dall’Egitto, dal cammino nel deserto fino all’ingresso nella terra promessa.

Durante quest’anno , allora, sarà davvero bello e ricco chiedere al Signore la grazia di vedere la sua misericordia all’opera su di noi, nelle nostre vite, nella storia che ci scorre accanto. Chiediamo occhi nuovi per vedere la sua salvezza in mezzo alle inevitabili contraddizioni e contrarietà, a volte pesanti, che viviamo. Chiediamogli di fare esperienza della sua misericordia che in Gesù Cristo nostro Signore ci ha dimostrato veramente che  il suo amore è per sempre (Sal 136).
 Il Signore vi dia Pace!