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domenica 12 giugno 2016

L'AMORE CHE PERDONA E GUARISCE

Carissimi Amici, siamo alla undicesima Domenica del Tempo Ordinario. Questa Domenica la liturgia ci propone il Vangelo di Luca con il brano della peccatrice perdonata. Pubblichiamo la riflessione del nostro fra Daniele Giombini. Buona lettura e buona Domenica!




Il Signore vi dia pace!
Questa domenica la liturgia ci presenta una immagine bellissima di come l’amore generi vita, rialzi dal buio di una morte spirituale e ci richiami ad una gioia piena! 
Questo messaggio di speranza, Gesù ce lo propone con l’aiuto di una donna, una donna, una peccatrice di quella città”!
L’invito che Gesù ci fa, oggi, a ognuno di noi, è ben espresso nelle parole che il Signore rivolge a Simone: «Vedi questa donna?». Più che una domanda, è un invito: guarda questa donna, non avere paura, perché proprio lì dove pensi ci sia la tua più grande miseria, la cosa più indegna di te, è lì che si può fare esperienza della misericordia di Dio! Gesù non si vergogna di farsi toccare da nessuno, anzi Lui desidera una relazione concreta con noi! 
Perché il Suo tocco è un tocco guaritore! Il racconto della parabola del creditore e dei due debitori, serve a Gesù per aiutare il fariseo Simone, e ognuno di noi, a entrare in una nuova logica! Dio non è uno che deve essere pagato, è uno con cui vivere! Dio non “fa le pulci” su quanto ha dato e quanto gli abbiamo restituito, ma è uno che ci ama e ci invita a fare dell’amore (che è sempre un prestito a fondo perduto!) la nostra esistenza!
Perché solo se amiamo, esistiamo, perché solo se amiamo ritroviamo la nostra vera identità, perché solo se amiamo… viviamo!
«Chi di loro dunque lo amerà di più?».
Finchè mi rapporto con freddezza e calcolo, con la presunzione di chi dice “in fondo in fondo non sono mica tanto male… guarda gli altri che fanno questo e quello!”… finché starò fermo a questo livello, non sperimenterò mai il perdono di Dio. MA, se non sperimenterò mai il Suo Perdono, allora, non avrò la possibilità di conoscere il Suo Amore. E, SE non conoscerò il Suo Amore, non potrò mai veramente amare!
Il lungo cammino che ci porta ad allontanarci dal peccato non sta nella rincorsa spasmodica ed angosciata della nostra perfezione, ma nel coraggio di porci davanti a Dio nella verità, è lì che il nostro peccato perde forza!
Siamo perdonati dai nostri peccati perché siamo entrati nell’amore di Dio, perché abbiamo stabilito una relazione con Lui!!! E’ in questa relazione che sta la nostra perfezione!
«Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt5,20): la giustizia perfetta è la misericordia!
La vera conversione porta a un cambiamento concreto della nostra vita, altrimenti si ritorna ad essere come Simone! Ecco allora il circolo dell’amore e del perdono:
“sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato”: perché ciò che  a Dio interessa, non sono le nostre “cadute”, ma il fatto che noi amiamo e, visto il parallelo profano “solo chi fa sbaglia”, allora è comprensibile che a chi ama, Dio non rifiuterà certo il suo amore;
ma anche a chi molto sarà perdonato molto amerà: perché solo essendo consapevoli dell’opera di misericordia che Dio ha fatto in noi, la nostra vita non potrà che rispecchiare questa logica. Un amare che sarà concreto, che sarà toccare gli intoccabili.


Si vede che c’è lo Spirito Santo nel nostro cuore dalla GRATITUDINE, dallo stare davanti agli altri, sapendo che noi, per primi, siamo dei poveri che sono stati perdonati! Solo così potremmo fare gesti di amore esagerato, come questa donna, come Gesù sulla croce! Gesti che provocheranno anche scandali e incomprensioni. Se sapremo andare avanti nella nostra missione di essere “portatori del Suo Amore”, nonostante le critiche, le accuse, le incomprensioni, e senza chiederci se chi stiamo amando meriti o meno il nostro amore, allora saremo veramente immagine di quel Gesù che affronta il dono massimo di sé, sulla croce, senza rimpianti e senza rancore, ma solo con puro amore!




sabato 4 giugno 2016

VITA IN CAMBIO DI MORTE!

Carissimi Amici, siamo alla decima Domenica del Tempo Ordinario. Questa Domenica la liturgia ci propone il Vangelo di Luca con il brano della risurrezione del giovane figlio della vedova di Nain. Pubblichiamo la riflessione del nostro fra Rosario M. Terranova. Buona lettura e buona Domenica!
Gesù risuscita il figlio della vedova di Nain - Duomo di Monreale (PA)

Il Vangelo di questa Domenica è l’episodio in cui Gesù risuscita il giovane figlio di una vedova della città di Nain. C’è un fortissimo collegamento con il brano dell’Antico Testamento in cui il profeta Elia risuscita il figlio della vedova di Sarepta (cfr 1Re 17). L’evangelista vuole mostrare che Gesù è IL profeta che il popolo aspettava, il Messia! Ma non con le modalità che credeva la gente di quel tempo. Anche Giovanni Battista, come si vede dai versetti successivi, fa fatica a riconoscere Gesù come Messia: «sei tu colui che deve venire?».

In questo brano l’Evangelista Luca ci mostra come e in che situazioni Dio ci dona vita e liberazione. Durante il cammino Gesù, profondamente commosso, si accosta alla bara del ragazzo e la tocca. Quando lasciamo toccare a Dio la nostra vita, tutte quelle situazioni in cui sperimentiamo morte e sofferenza, ci viene fatto dono della sua Vita! Infatti, da quando “Dio ha visitato il suo popolo”, cioè da quando Gesù cammina nelle strade del mondo non c’è più spazio per la morte. Egli è la Vita e non c’è più spazio per la morte, se noi restiamo uniti a lui come i tralci alla vite.

Questa donna sperimenta solitudine, morte, povertà, silenzio, sofferenza e disperazione. Non si riesce ad immaginare un dolore più grande di una madre a cui muore il proprio figlio. È tutto ciò che Gesù stesso ha sperimentato sulla croce, un abbandono totale. 

Sembra, però, che avvenga uno scambio! Dio consegna il suo Figlio alla morte per far rilasciare il figlio della vedova. Gesù prenderà e porterà con sé, sulla croce, tutte queste nostre “morti”, e da lì ci donerà la vita. In questo modo Gesù consegna se stesso alla morte, ma riprende tutto ciò che ella ci aveva strappato.Ma noi possiamo decidere di non lasciar toccare a Dio quei luoghi di morte che viviamo; possiamo scegliere di non ascoltare la Parola di Vita che Egli ci rivolge. In questi casi lasciamo alla morte che ci strappi dalla vita che è Dio!

Dunque, uno degli inviti che questo brano ci rivolge è quello di restare sempre uniti a Gesù e consegnare nelle sue mani ciò che la morte sembra volerci strappare. In fondo ciò è l’essenza dell’essere “discepoli”: restare uniti a Gesù come i tralci alla vite. 

Un altro invito ci viene ancora rivolto. Anche noi, discepoli di Gesù, spesso incontriamo lungo il cammino tanti “cortei funebri”, cioè tanti fratelli e sorelle che vivono momenti di “morte”, di smarrimento, di sofferenza. "Stranamente" molti di questi sono “giovani”, come nel Vangelo, che richiedono da parte nostra una vicinanza, un’accoglienza, un semplice “toccare”, un farsi prossimi e un rivolgere LA Parola, perché ridoni vita e senso all’esistenza segnata dalla morte. Siamo chiamati a verificare se il nostro “corteo”, la Chiesa dei discepoli di Gesù, è veramente un corteo che dona la vita perché porta con sé il Signore, o se non è per niente diverso dai cortei funebri.

Non disperiamo mai, anche quando stiamo già per giungere al sepolcro. Gesù non si stanca mai di camminare nelle strade della nostra vita, segnate da morte, per portare consolazione, speranza e vita. La Vita è più forte della morte. Scegliamo la vita!
Buona risurrezione a tutti voi e buona Domenica!