Frati in cammino - YouTube

lunedì 28 dicembre 2015

E IL VERBO SI E' FATTO CARNE!!!!


Carissimi amici, 
pubblichiamo la riflessione proposta da Fra Martin, 
sul Vangelo della Solennità del Santo Natale. Buona Meditazione.



Cari amici, è Natale. Si è compiuta la speranza, l'attesa: Lui stesso, Parola eterna, si fa uomo: La parola di Dio si fa carne, bambino, uomo. In questo momento storico Dio si fa veramente VEDERE! A te, a me. Dio si rende visibile! 
Davanti a questa meraviglia stupenda non ci sono più le parole – rimane la Parola.

Questa Parola rivelandosi nella greppia di Betlemme diventa poesia: un canto d'amore del Signore della vita per noi, il cantico gioioso dell'intervento del Creatore stesso nella storia della salvezza.

Adesso ogni sguardo si fissa su Gesù, il Dio che diventa uomo. Di fronte al presepio vedo a volte qualcuno con le lacrime negli occhi, lacrime di gioia, forse anche di contrizione di davanti al Dio che stravolge le prospettive umane. Ma sono proprio le lacrime a purificare lo sguardo, essi puliscono gli occhi, anche gli occhi del cuore.
Adesso essi possono vedere la verità: Dio è bellezza, il bambinello nella mangiatoia è il compimento della bellezza strepitosa di Dio, umiltà è bellezza: un bambino in una mangiatoia. Più umile e piccolo di così non sarà possibile.
Facendosi visibile Dio rende possibile anche di contemplare la sua bellezza, come ci testimoniano tanti santi: “Tardi ti amai, bellezza infinita!” (sant'Agostino) e “Tu sei bellezza!” (san Francesco d'Assisi), ecc.

San Leone Magno in una sua omelia ha descritto il mistero magnifico di Natale così: “Pur rimanendo invisibile nella Sua natura è diventato visibile nella natura nostra. Egli che è l'immenso, ha voluto essere racchiuso nello spazio: pur restando nella sua eternità ha voluto incominciare a esistere nel tempo. Il Signore dell'universo, nascosta sotto il velo la gloria della sua maestà, ha assunto la forma di servo” (Sermo in Nativitate Domini, II, §2).

Da oggi in poi contano altre misure, anche per noi. Ricordiamocelo! È evaso la bravura artificiale del mondo. Sono finite le tenebre fitte, è arrivata la Luce vera. Adesso inizia il Regno della Bellezza, regno senza fine. Una bravura non attira, nessuno si incammina dietro. Solo una Chiesa bella affascina e attira. Una bravura finisce con l'applauso ma non si segue. Ma quando si incontra la bellezza si può essere toccati profondamente, solo la bellezza si segue.

“La verità rivelata è l'Amore, l'Amore realizzato è la Bellezza” (Pavel A. Florenski)
Oggi Dio si è rivelato. Oggi Dio si è realizzato.

Buon Natale, cari amici.

 
 Fra Martin


giovedì 24 dicembre 2015

AUGURI DI BUON NATALE



Carissimi amici,
la comunità del Franciscanum, augura a tutti voi un Buon e Santo Natale, con l'augurio che il Bambino Gesù possa nascere nel cuore di tutti gli uomini e portare a tutti la pace.




sabato 19 dicembre 2015

SIGNORE, FA SPLENDERE IL TUO VOLTO

Carissimi amici, 
pubblichiamo la terza riflessione proposta da Fra Martin, sul Vangelo di questa quarta Domenica del Tempo di Avvento.
La Visita di Maria ad Elisabetta - Cappella degli Scrovegni, Padova
Stiamo in attesa, in attesa della nascita di Cristo. In questi giorni mi trovo a riflettere quali grandi sentimenti Maria provava nell’ultimo mese della sua gravidanza. Come Maria viveva portando dentro si sé il suo – e nostro – Creatore, quel mistero indescrivibile.

Nel Vangelo di oggi troviamo in atto alcuni dei sensi umani più importanti: l'udito e il parlare quando Elisabetta sente il saluto di Maria, la risposta allegra di Elisabetta, il contatto tra loro avvenuto nell'abbraccio di accoglienza.
Ma mi chiedo: dove rimane lo sguardo? È forse troppo scontato per parlarne nel brano evangelico? Direi di no...

Noi in questi giorni non possiamo ancora vedere la meraviglia di quella nascita. Dio rimane ancora nascosto, così come resterà nascosto ai grandi personaggi di questo mondo che vedranno soltanto un bambino nella greppia.
Dio non si fa ancora vedere. Il salmista prega con insistenza, e noi con lui: Signore, fa splendere il tuo volto! Più volte ripetiamo questa parola perché fra pochi giorni la nostra attesa giungerà al suo culmine: Dio si lascerà guardare da noi, nella mangiatoia, e chi lo vedrà rimarrà meravigliato: “Gesù è il più bello tra i figli dell'uomo” e la gloria del suo annuncio supera ogni manifestazione visibile agli occhi umani.

Pensate che meraviglia! Dio si fa uomo per camminare con me e te sin dall'inizio. Lui cresce per far crescere anche noi nella fede, nello stupore, nella visione di questa meraviglia sorprendente che ha cambiato il mondo.
“Entrare nel mistero significa diventare capaci di stupirsi, di contemplare; essere in grado di ascoltare il silenzio e sentire in esso il sussurro in cui Dio ci parla” (cfr 1Re 19,12).

Dio ha creato l’umanità a sua immagine, poi vi è entrato per abitarla: ne fece la sua abitazione, il suo santuario, il suo tempio. Pensate che bello! L’umanità diventa l’unico vero tempio di Dio:  l’uomo è finalmente dimora di Dio.
E quando quel bambinello aprirà gli occhi, essi diventeranno punto di incontro tra il Creatore e la sua creazione. Lì, con immenso stupore, guarderemo Dio, contempleremo il suo volto ormai diventato familiare.

Signore il tuo volto io cerco. E tu mi guarderai... 

sabato 12 dicembre 2015

SGUARDI TRASFIGURATI DALLA GIOIA


Carissimi amici, 
pubblichiamo la seconda riflessione proposta da Fra Martin, sul Vangelo di questa Terza Domenica del Tempo di Avvento. Fra Martin ci offre un collegamento molto bello tra il Vangelo e il tema dello "sguardo". 

Buona Meditazione!


L'incontro tra due persone di solito è motivo di gioia, soprattutto tra fratelli e amici perché – oso dire – si appartengono. L'amicizia è l'immagine favorita per l'incontro con Dio perché a Lui apparteniamo, a Lui aderiamo perché da Lui deriviamo. Questa gioia è il tema della domenica di oggi: “Gaudete!”


Caro lettore, ogni volta quando incontri qualcuno, la prima cosa che fai è posare lo sguardo sul volto della persona che hai di fronte a te. Se fissi lo sguardo su un volto emerge davanti a te l'altro: qualcuno irripetibile, unico.

“Il volto è quello spazio preciso del corpo dal quale emano sguardo e parola, è un luogo unico nel corpo dell'umano, è espressione della sua identità, una visione che ci permette il riconoscimento” (Enzo Bianchi).

Giovanni Battista, ci dice il Vangelo di oggi, prepara la strada per Gesù, cioè ci aiuta a purificare lo sguardo. Alcune persone nel brano evangelico pensano pure che Giovanni sia il Cristo, perché non hanno ancora potuto vedere Gesù, non potevano sperimentare questo incontro rivelante, vitale, liberante.  La gente a cui parla Giovanni Battista si sta preparando per seguire il vero Cristo, quell”unto di Dio” in cui culminano le promesse e le speranze.  Quanto è difficile guardare l'altro in faccia quando si litiga... Se non riesco a guardarlo, ancora di meno lo posso riconoscere per quello che è in verità: mio prossimo, redento come me, amato come io sono amato. 

È per questo che fanno fatica a vedere e riconoscere chi sia il vero Cristo: “hanno occhi e non vedono” ci dice il salmista. Manca ancora Gesù Cristo, manca la verità, la chiarezza, la guarigione.  La salvezza di Dio li è comunque vicina, anzi, raggiunge ognuno di noi, fino a qui, fino ad oggi. Giovanni il Battista ci indica la via privilegiata per andare incontro al Salvatore veniente: la conversione, cioè un cambiare mentalità, un alzare lo sguardo.  Ognuno può guardare questo volto del vero Redentore: quando non c'è più lo specchio di autoriferimento e di idolatria di fronte a me, il quale mi fa vedere solo me stesso. Quest'immagine che mi pare di vedere nello specchio non è il mio vero io perché questa barriera mi impedisce di vedere l'altro – e l'Altro. 

Questo specchio riflette solo la mia limitatezza: da me inizia, a me finisce – perché vedo solo un riflesso e questo per di più al contrario. Inoltre mi mostra soltanto le cose che stanno alle mie spalle, senza speranza, senza futuro.  Il volto di Cristo è tutt'altro: c'è lo sguardo sacramentale che va oltre! Tramite Cristo vediamo il Padre stesso (“chi ha visto me ha visto il Padre”). Il Suo volto mi rivela chi sono io: la mia vera natura radicata in Dio da immagine e somiglianza Sua, la mia vocazione, il mio futuro: quella vita regale da uomo nuovo e redento nella vita in Cristo, quella vita in pienezza, senza fine.  

Nel battesimo siamo diventati corpo di Cristo: creazione nuova tramite lo Spirito Santo. Solo lì, nello Spirito Santo si fa comunione e quando la comunione si realizza in noi diventando creature nuove, allora passiamo dalla passività (dal guardare lo specchio per esempio) alla visione. Questa visione è lo sguardo trasfigurato: vedere Dio dentro le cose perché ne è il principio.  Prepariamoci in questo tempo privilegiato per accogliere Gesù, solo con Lui possiamo andare oltre: “Io sono la via”, con Lui possiamo guardare oltre l'apparenza. Così anche il nostro sguardo diventa sacramentale. 

E poi possiamo rispondere insieme a Giovanni il Battista chi è il vero Cristo: testimoniandoLo anche nel nostro volto, perché la gioia dei figli di Dio si vede! Non si può raccontarla, non si può trasmetterla se non con l'aspetto del volto. “Perché viene Colui che è più di me...” 


Fra Martin

domenica 6 dicembre 2015

TESTIMONI DI SPERANZA

Beati i perseguitati per causa della giustizia
                                            perché di essi è il regno dei cieli.
5 Dicembre 2015 - S. Messa di beatificazione

 Il 9 agosto 1991 a Pariacoto in Perù, due giovani frati polacchi, Michael Tomaszek e Zbigniew Strzałkowski, dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, e don Alessandro Dordi, prete bergamasco, sono stati assassinati dai terroristi di “Sendero Luminoso”. 

La Domenica delle palme: Fra Michael con i bambini

Erano missionari e si misero al servizio dei poveri delle Ande,  annunciando con impegno e coraggio il Vangelo. La loro testimonianza di vita e la loro vicinanza al popolo ha risvegliato nuove speranze che, però, agli occhi dei militanti filomaoisti erano visti come minacce al regime e alla rivoluzione. 



Fra Zbigniew con un campesinos

Sono partiti dalla loro terra perché 
credevano che la vita ha senso solo 
quando la doniamo agli altri, soprattutto a coloro che non possono ricambiarci. 


Avevano anche compreso bene che 
possiamo fare ciò perché Qualcuno ha 
donato la sua vita a noi per primo. 


Gesù dice «Chi vuole salvare la propria 
vita, la perderà, ma chi perderà la propria 
vita per causa mia, la salverà» (Lc 9,24). 
Non dobbiamo, allora, avere paura di perderla.


Fra Michael e Fra Zbigniew 




 Ieri sono stati beatificati da Papa Francesco come martiri della fede e della speranza. Grati al Signore accogliamo il loro esempio e ci affidiamo alla loro protezione. Buon cammino e buona "testimonianza" a tutti!
Fra Peter
 



sabato 5 dicembre 2015

TEMPO DI...SGUARDI

Carissimi amici, pubblichiamo oggi e nelle prossime settimane, delle piccole riflessioni proposte da Fra Martin, sul Vangelo di queste tre Domeniche del Tempo di Avvento. Fra Martin ci offre un collegamento molto bello tra il Vangelo e il tema dello "sguardo". 
Buona Meditazione!

“Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio"


Nelle riflessioni sui Vangeli domenicali dell'Avvento mi soffermo sul tema dello “sguardo”, del “vedere”, “guardare”. Questa tematica è poco conosciuta, tuttavia significativa nei Vangeli d'Avvento. In vari modi c'entra la questione del “vedere”, avvolte anche molto forte perché tocca la base del nostro essere cristiani: il silenzio, la contemplazione, le relazioni.

Noi possiamo vedere, guardare, perché Dio per primo ci ha rivolto il suo sguardo: nella creazione Dio rivolge all'uomo lo sguardo: “Dio vide che era cosa molto buona” (Gn 1, 10).
Attraverso lo sguardo si può riconoscere e scrutare la profondità dell'altro, sperimentare l'apertura  verso il prossimo, verso Dio.

Con l'avvenimento del peccato il nostro sguardo si è offuscato, è diventato opaco. A causa del peccato l'uomo è colpito nella sua capacità di vedere le cose, cioè è ridotta la capacità di conoscere e di riconoscere Dio. In un certo senso la dimensione contemplativa si spegne. 
Il peccato comporta sempre la morte perché devasta la relazione con Dio. 
Ma Dio è il Dio della vita...

Nel tempo santo dell’Avvento ricordiamo la venuta di Gesù tra noi. Gesù arriva – questo è sicuro. Ma lo vediamo? Vogliamo vederlo? Siamo capaci di vederlo?
Dicevamo che il nostro sguardo si è offuscato. Noi possiamo togliere questo velo dai nostri occhi. Non da soli però! Mettiamoci davanti a Lui, nell'adorazione della sua presenza sacramentale, nella preghiera, nel silenzio. Magari anche con un esame di coscienza, preparandoci al sacramento della riconciliazione: la verità ci fa liberi! Fare verità con te stesso ti libera dal velo del peccato che ti impedisce l'incontro con Gesù.
La fede è la strada sulla quale Cristo ci corre incontro. “Preparate la via del Signore” ci ammonisce Giovanni Battista nel Vangelo di questa Domenica.

È la confessione la via privilegiata dell'incontro con Gesù, perché, riconoscendo te stesso e chiedendo il perdono a Cristo, questo velo di acciaio causato dal peccato comincia a cessare. E quando il sacerdote imporrà le mani nell'assoluzione questo velo sarà spezzato, distrutto, non esisterà più: potrai alzare lo sguardo e guardare oltre: si aprirà la scia verso il Cielo e incontrerai lo sguardo misericordioso di Gesù Cristo. Lui ti guarda, ti riconosce perché strappato dal peccato e dalla morte, ormai appartieni solo a Lui.
E guardandoti, Dio ti vede nella tua vita nuova – e “vede" che sei cosa molto buona...

fra Martin 

Novena dell'Immacolata - Settimo Giorno


Novena dell'Immacolata - Sesto Giorno


domenica 29 novembre 2015

... UN DONO SEMPRE NUOVO


Carissimi amici, il Signore vi dia Pace!

Sarà una coincidenza, ma forse non lo è! Infatti niente accade per caso nelle nostre vite quando Dio si dà da fare. Oggi abbiamo parecchi “inizi”: l’inizio del nuovo anno liturgico, e dunque del tempo di Avvento, iniziano anche i giorni della novena all’Immacolata. 



      In particolare per alcuni fratelli della               nostra comunità di formazione “inizia” anche un nuovo servizio e una nuova tappa                    del cammino vocazionale.

Vi spieghiamo subito! Oggi, Domenica 29 Novembre nella Basilica di San Francesco in Assisi sei di noi hanno ricevuto il ministero del lettorato. 


Sono fr Daniele Sciacca, fr Daniele Giombini, fr Peter Hrdy, fr Hunor Zsók, fr Salvatore Lentini, fr Salvatore Sechi. 

Si tratta di un inizio, ma anche di un cammino             che è iniziato un po’ di tempo fa.
 Sembra che ho fatto un po’ di confusione! 



Oggi questi fratelli hanno detto un “eccomi” a       un impegno che Dio chiede loro e hanno ricevuto in dono da Lui la sua Parola, la Sacra       Scrittura. Ma il dono della Parola ci è stato donato già all’inizio della nostra chiamata, ciò      che ci ha mossi a seguirlo sulla via della                         consacrazione religiosa. 



Così anche l’”eccomi” di oggi si aggiunge a           tanti altri “eccomi” pronunciati prima.             Possiamo dire che Dio è un dono sempre        nuovo ed eterno e il nostro cammino sempre            un nuovo inizio: miracoli che solo                         l’Amore di Dio può compiere. 

            Buon tempo di Avvento a tutti.

                Un forte abbraccio a tutti!




sabato 3 ottobre 2015

FRANCESCO E' VIVO!

Giotto, La morte di S. Francesco
Anche settecentoottantanove (789) anni fa’, cioè il 3 Ottobre 1226, era un sabato. Era ormai sera quando S. Francesco diede l’ultimo respiro.
Noi a distanza di quasi ottocento anni ricordiamo ancora in questo giorno la sua morte…
-No, aspetta! Ma sei proprio sicuro? Guarda che S. Francesco è vivo!
-Ma che stai dicendo?
-Si, si, è proprio vivo! Non si fa’ mica festa per uno che muore. Si fa festa per uno che vive.
Già, Francesco non solo ha Vissuto (con la “V” maiuscola) i suoi anni sulla terra, ma adesso con Cristo Vive una vita in pienezza e nella beatitudine.

Giotto, Francesco e sorella morte


È per questo che Francesco chiamò la morte “sorella”, perché gli avrebbe permesso di incontrare e abbracciare il suo Signore. La morte non gli faceva più paura perché ormai gli stava alle spalle e non più davanti. Francesco non si è affidato al Dio dei morti ma al Dio della Vita.
Francesco è ancora vivo in tante persone: è vivo in noi, suoi frati, che ci sforziamo, se pur da lontano, di seguire le sue orme; è vivo in tante persone che vivono la sua spiritualità e i suoi valori; è vivo perché parla al cuore di tanti giovani; 




Giotto, San Francesco Glorioso


è vivo perché è vicino agli ammalati, ai poveri, ai rifugiati, a chi è nella guerra, a chi vuole la pace, alle persone che sono di altre religioni; è vivo nel nostro Papa Francesco, primo Papa che ha scelto il nome del poverello d’Assisi, e non solo il nome; è vivo perché parla a chi cerca da troppo tempo la Misericordia di Dio; è vivo perché vive in tante famiglie. Insomma, E' VIVO!

Vogliamo augurarvi una buona festa di San Francesco e che nel vostro cuore, accanto a Cristo, viva anche il Poverello d’Assisi.   Buona festa a tutti dai frati del Franciscanum.

venerdì 2 ottobre 2015

UN BELLISSIMO AFFRESCO CON LA NOSTRA VITA



Un grande saluto a tutti i nostri amici. Siamo     già alle porte della grande solennità di San                               Francesco.







In questi giorni della novena, noi post-novizi       abbiamo offerto il nostro servizio nelle               celebrazioni liturgiche in Basilica.  





  

La preparazione alla festa è stata affidata a Fr     Marco Moroni. Le riflessioni hanno avuto         un taglio artistico-spirituale, ispirate ai bellissimi affreschi di Giotto e del “Maestro                             di  San Francesco”.





Affreschi che in principio sono stati realizzati  proprio con l’intento di offrire una catechesi ai fedeli. Gli affreschi della Basilica inferiore offrono la proposta di un cammino liturgico e                              di fede. 





     Mostrano come San Francesco tenendo sempre lo sguardo fisso su Cristo e vivendo il      Vangelo è  riuscito a vivere la sua vita                                   in pienezza. 




                                È lo stesso invito che viene rivolto oggi anche a noi:                                                  Vivere il Vangelo, sulle orme di San Francesco.




giovedì 1 ottobre 2015

IL CORTILE DI FRANCESCO

Dal 23 al 27 Settembre 2015, nella città di Francesco, si è svolta la seconda edizione del "Cortile di Francesco" che ha avuto come tema l' Umanità. 


Monica Maggioni, Antonio Gnoli e il Card. Ravasi
Giorni di incontri, conferenze e workshop con protagonisti illustre personalità della società civile, della cultura, della politica, dell’arte, dello spettacolo e della musica pronti ad ascoltare e dialogare tra loro. 


Il Card. Ravasi, con i ministri Boschi, Giannini e Pinotti
Tra i protagonisti del dialogo sono stati presenti: il cardinale Ravasi, ministro Boschi, il regista Pupi Avati, il pianista Nicola Piovani, Monica Maggioni e molti altri.



Uto Ughi in concerto nella Basilica Superiore






Noi post-novizi con il Card. Ravasi














  Giorni in cui abbiamo riscoperto la nostra grande Vocazione: 
ESSERE UOMINI SEMPRE IN DIALOGO TRA LORO.

martedì 22 settembre 2015

Arrivi e partenze in fraternità......

Pace e Bene !!!

La nostra fraternità del Franciscanum è in festa per l'arrivo di 8 nuovi fratelli. Ieri Lunedì 21 Settembre abbiamo accolto i nuovi chierici.

Eccoli: fr. Flavio (provincia Umbra); fr. Michele, fr. Giuseppe, fr. Gianluca, fr. Andrea (prov. Pugliese); fr. Filippo e fr. Giacomo (prov. siciliana); fr. Diego (Custodia di Calabria).






Quest'anno invece hanno terminato il loro percorso al Franciscanum, e sono rientrati nelle rispettive Province di appartenenza: fr. Vito, fr. Rocco e fr. Sosthene (qui a fianco nella festa per la loro).









Il Signore vi dia Pace!!!

mercoledì 24 giugno 2015

LA MIA VOCAZIONE... UN DONO!

Carissimi Amici, Il Signore vi dia Pace! Vi facciamo dono del racconto del cammino vocazionale del nostro fra Daniele Sciacca. Buona lettura, e continuate a pregare perché il Signore continui a scegliere ancora tanti giovani per renderli suoi discepoli.


Ciao a tutti mi chiamo fra Daniele, ho 30 anni e vengo da Prato. E’ sempre difficile parlare della propria storia ma è anche emozionante perché sei chiamato a ricordare, a fare memoria di tante cose che portano a rendere grazie al Signore. Sì, perché come San Francesco scrive nel Testamento: il Signore mi dette, il Signore mi donò …, anch’io non posso che ammettere che questa non è solo la mia storia ma la storia che Dio ha fatto con me. Diciamo subito che come molti altri non avrei mai pensato di farmi frate!

Dopo le superiori, nel 2005, avevo intrapreso gli studi in Giurisprudenza a Firenze, con l’intenzione di realizzarmi nell’ambito delle professioni legali, non immaginando mai che il buon Dio invece avesse da propormi la professione religiosa! Tutto è cominciato nel lontano 2004 quando, con la mia famiglia, ci trasferimmo dai miei nonni. 

Non fu solo un cambiamento di casa: il buon Dio cambiò tutta la mia vita! Da quel periodo, infatti, grazie soprattutto ad alcune nuove amicizie, con l’aiuto del Signore si risolsero alcune tensioni che mi portavo dagli anni dell’adolescenza. Tante situazioni cominciarono a mutare in modo inaspettato nella mia vita e in senso molto positivo. Ricordo molto bene come, sebbene avessi smesso di frequentare la Chiesa dopo la Cresima, mi sia sentito portato ad attribuire al Signore questo merito. Da ciò è nato un grande senso di gratitudine verso di Lui per quello che aveva fatto per me. 

Ed è con questo senso di riconoscenza e gratitudine che arriva il momento decisivo di questa storia: il Luglio del 2007 quando, all’interno di un campo estivo con i bambini della mia Parrocchia, in cui ero aiuto animatore, avvertii per la prima volta una sensazione particolare, alcuni pensieri strani che mi accompagnarono per tutti quei giorni e che mi portarono a rivolgere al mio parroco la classica domanda: "Don, scusa, come si fa a capire se uno ha la vocazione?”. 

Glielo chiesi molto ingenuamente come se si potesse rispondere a questa domanda con una battuta. Con lui entrai dunque in discernimento vocazionale, per comprendere se ciò che percepivo fosse una qualche “chiamata particolare”. Ma il Signore, che ha pensato un cammino personale per ciascuno, neppure un mese dopo mi portò ad Assisi dove conobbi per la prima volta i Frati Minori Conventuali, nell’ambito di un campo estivo per giovani organizzato dal Centro di Pastorale giovanile e vocazionale presso il Sacro Convento. Ironia del Signore: a Prato erano presenti sia i Frati Minori sia i Frati Minori Cappuccini ma non i Conventuali! 



L'incontro mi colpì molto e lasciò nel mio cuore una nuova, inquietudine che mi spinse a conoscere i frati in Toscana per verificare se la mia fosse stata una vocazione al sacerdozio o alla vita religiosa.


Nel 2008 decisi così, d’accordo con il mio parroco di terminare il mio discernimento in diocesi e di proseguirlo con i frati. Al termine del mio percorso universitario insieme ai frati prendemmo la decisione di fare il gran passo: un mese dopo la laurea nel 2010, entrai in Postulato a Osimo, presso il Santuario di San Giuseppe da Copertino. Nel 2012 assieme ai miei fratelli di Postulato ho iniziato l’anno di Noviziato presso il Sacro Convento di Assisi al termine del quale abbiamo emesso la nostra professione religiosa, consacrando la nostra vita alla sequela del Signore Gesù Cristo nella via tracciata da San Francesco. In questi anni il Signore mi ha donato la grazia di vivere vicino a lui; attraverso la formazione e la preghiera Francesco ha voluto aprirmi alcuni segreti del suo cuore: un cuore di “madre”, di fratello, un cuore di riconciliazione, di fede e di misericordia, bruciante d’amore e passione per Dio e per i fratelli, desideroso in ogni momento di discernere la volontà del Padre celeste. 

Oggi sono al terzo anno di studi in Filosofia e Teologia e che dire? Guardandomi indietro posso davvero vedere e cantare la Misericordia del Signore nella mia vita. Sempre dal Lui mi sono sentito guidato, accompagnato, amato, accettato anche quando io mi scoraggiavo e sempre più mi scoprivo infedele e peccatore. Tutto è stato dono su dono fino al grande dono della professione religiosa. Non posso fare altro che ringraziarlo e chiederGli la grazia che la mia vita possa essere un grande “grazie”, facendo di essa un dono a Lui e ai fratelli.


E concludo con le parole del serafico Padre Francesco: “Onnipotente, santissimo, altissimo e sommo Iddio, che sei il sommo bene, tutto il bene, ogni bene, che solo sei buono, fa che noi ti rendiamo ogni lode, ogni gloria, ogni grazia, ogni onore, ogni benedizione, e tutti i beni. Fiat. Fiat. Amen”.

mercoledì 29 aprile 2015

UNA DOMANDA E... LA TESTIMONIANZA DI FRA LUCA

Carissimi Amici, condividiamo con voi la testimonianza vocazionale di fra Luca Marcattili. Egli ci racconta il cammino che lo ha portato a fare la scelta di seguire Cristo nella famiglia francescana. Affidiamo questo nostro fratello alle vostre preghiere.



Mi chiamo fra Luca, ho 26 anni e sono uno studente di teologia. Inizio subito con una piccola parentesi: quando mi è stato chiesto di raccontare, in un articolo, il mio cammino vocazionale, ho pensato subito alla difficoltà di raccogliere in un paio di pagine la complessità di una storia in cui il protagonista non sono solo io, ma anche e specialmente Dio. Tanti fattori entrano in gioco, primo fra tutti la paura di non riuscire ad esprimere in maniera profonda quegli eventi che hanno incredibilmente trasformato la mia vita. 
Ma veniamo al sodo: innanzitutto provengo da una famiglia che mi ha assicurato fin da bambino una solida educazione cristiana, non fatta tanto di parole quanto di fatti concreti; è infatti dall’amore concreto tra i miei genitori che ho imparato cosa significhino parole come gratuità, ascolto e anche sacrificio. Dico questo perché sono assolutamente convinto che le fondamenta della vita cristiana non si possano imparare in altro modo che facendone esperienza. Comunque sia dopo aver ricevuto i sacramenti della Comunione e della Cresima, come molti miei coetanei mi sono allontanato dalla Chiesa, anche se non ho mai chiuso completamente la porta né ad essa né a Gesù. I motivi di questa mia scelta erano principalmente due: la mancanza di una motivazione che mi spingesse ad approfondire la mia vocazione cristiana e il subentrare di altri interessi.

Cosi ho passato l’adolescenza vivacchiando, cioè senza fare specifici programmi o avere particolari obiettivi per il futuro, sforzandomi invece di riuscire nel miglior modo possibile in ogni mia attività quotidiana, che fosse la scuola o lo sport: ma questo non tanto per me, quanto per la mia famiglia, che molto si era spesa per la mia tranquillità. Ben presto, però, ho cominciato a nutrire degli ideali personali troppo alti ed irreali e di conseguenza a soffrire quegli ambienti che frequentavo (scolastico, sportivo e degli amici) considerandoli superficiali e privi di valori e ai quali non riuscivo più ad adattarmi. In tal modo ho cominciato a chiudermi sempre di più, coltivando disprezzo verso chi non la pensava come me e provocando con questo comportamento molte sofferenze a me stesso e agli altri.
Con il passare del tempo la situazione è peggiorata sempre di più e, se ci ripenso, solo un’ intervento dall'alto poteva aiutarmi ad uscirne, e difatti cosi è stato: non un intervento qualsiasi però, ma quello potente e misericordioso di Dio. La modalità, se ci ripenso, mi sembra ancora oggi cosi ordinaria e allo stesso tempo cosi straordinaria: essa semplicemente consiste in un incontro assolutamente casuale con un frate che non conoscevo e che neanche avevo programmato di conoscere. Lo incontrai fuori da una vecchia ed isolata Chiesa in una fredda domenica di dicembre di qualche anno fa. Mentre mi trovavo ad ammirare, con la tristezza nel cuore, un’incantevole paesaggio di montagna, all’improvviso una voce alle mie spalle mi invitò dolcemente a prendere qualcosa di caldo nella casa adiacente la Chiesa. quando entrammo una sua semplice domanda, del tipo “perché sei qui?”, mi scombussolò a tal punto da cambiare la mia vita: la mia risposta fu infatti una vera e propria esplosione, nella quale riversai tutto il dolore che portavo nel cuore e cosi confessandolo me ne liberai. Al dolore subentrò la gioia per un incontro che fu soprattutto l’Incontro (con la I maiuscola) con Dio, tanto che da quel momento iniziò il mio cammino vocazionale, che mi portò a voler donare la vita proprio a quel Dio che si era presentato a me nella persona di un semplice frate.


Cosi ho cominciato a compiere il percorso formativo, fatto anche di tante difficoltà, che mi ha portato in vari luoghi. Adesso mi trovo ad Assisi e sono grato al Signore, perché mi da la possibilità di percorrere un tratto di strada nella terra dove è nato, vissuto e morto, il santo fondatore del mio ordine religioso, San Francesco, il quale prego che mi aiuti a  vivere la vocazione con la stessa coerenza e passione con cui l’ha vissuta lui, cosi da testimoniare ad ogni persona che la vera vita si ha solo in Gesù Cristo!