Frati in cammino - YouTube

martedì 30 aprile 2013

Festa del Franciscanum; famiglia di famiglie







In occasione della giornata mondiale di preghiera per le vocazioni (21 aprile), nella nostra comunità si è svolta la festa del Franciscanum, alla quale hanno partecipato anche i nostri familiari, per lo meno coloro che hanno avuto la possibilità di essere presenti.
Con loro abbiamo condiviso innanzitutto la preghiera (ed è infatti con la celebrazione eucaristica di sabato, nella quale abbiamo ricordato la dedicazione della nostra cappella, che abbiamo aperto questo week-end), i pasti, ed infine i momenti fraterni (ad esempio la presentazione della comunità e dei servizi pastorali svolti da ciascuno di noi). Alla fine del pranzo di domenica, i nostri familiari sono ripartiti verso casa, chi per mete più lontane (Calabria), chi per mete più vicine (Abruzzo, Lazio e Marche).
Quello che ci portiamo nel cuore da questa esperienza è in primis la gioia di aver potuto condividere con i nostri genitori, fratelli e sorelle uno “spicchio” della nostra quotidianità nella sua concretezza: questo è un aspetto importante, specialmente per aiutarli a superare tutti quei pregiudizi e stereotipi che spesso si possono avere sulla vita del frate.
In secondo luogo (e questo è forse l’aspetto principale) ci rimane nel cuore la felicità di aver potuto rivedere quelli che sono sempre i nostri cari, anche nella lontananza fisica (ma non nello Spirito).
E qui è bene specificare che entrare in convento non significa rinunciare ai propri affetti, ma semplicemente viverli in una maniera diversa, nel senso che il rapporto con la propria famiglia non condiziona più le proprie scelte di vita, che sono invece fatte a partire dalla relazione con un Dio che diventa il punto di riferimento della propria esistenza; questo però non significa non avere più niente a che fare con essi.
A conferma di ciò, san Francesco diceva che nei momenti di difficoltà non bisogna mai abbandonare i propri familiari (è celebre l’episodio in cui vendette il libro dei Vangeli, aiutando con il ricavato la madre povera di un frate) e che la madre di un frate è la madre di tutti i frati.
Queste affermazioni ci aiutano a comprendere che un vero frate non rinuncia mai alla propria famiglia carnale: essa semplicemente non ha più il primo posto, che spetta solamente a Dio. Il quale non si pone in competizione con essa, anzi, il suo scopo è realizzare il suo vero bene, cioè renderla parte di una famiglia immensamente più grande, che è la Chiesa.
Ecco, questo è lo spirito con il quale abbiamo cercato di vivere questi giorni di festa e siamo sicuri che anche le nostre famiglie lo hanno ricevuto, accolto e fatto proprio.      fr. Luca marcattili

sabato 6 aprile 2013

In cammino con il Risorto !!!


Nello stupore ancora vivo della scelta del nome Francesco del nuovo papa, la nostra comunità entra nel triduo pasquale dopo aver vissuto gli esercizi  spirituali dal 22 al 27 Marzo predicati da fr. Giancarlo Corsini presso la casa delle suore della Sacra Famiglia a Spoleto, riflettendo sulla minorità.
Durante questo tempo ciascuno ha potuto vivere lasciandosiraggiungere da Dio e ripensare la propria chiamata seguendo la scia degli esempi di minorità proposti dal predicatore: dai personaggi biblici alle figure di santi e di persone a noi vicine.
L’esempio di “minorità” più prossimo è certamente il sacrificio di Cristo, che in questi giorni la liturgia ci fa rivivere.
La nostra comunità vivrà questi giorni nella basilica di S. Francesco insieme alla comunità dei frati del Sacro Convento e al nuovo Custode,fr. Mauro Gambetti.
Nel pomeriggio di mercoledì Santo ci siamo uniti alla comunità diocesana di Assisi, attorno al vescovo mons. Domenico Sorrentino, per la celebrazione in Cattedrale della Messa Crismale. Mentre giovedì pomeriggio ci ha visti partecipare nella basilica di S. Francesco alla Messa in Coena Domini presieduta dal padre Custode.
Alcuni di noi sono stati chiamati a far parte dei dodici ai quali il Custode ha lavato i piedi. Un gesto posto al centro dell’attenzione a motivo della particolarità della celebrazione del Santo Padre, che ha lavato i piedi a dodici ragazzi del carcere minorile di Roma.
Un gesto che dopo duemila anni fa riflettere: la grandezza di Dio che si china sulla piccolezza dell’uomo a compiere il gesto del servo. Un gesto oggi quanto mai profetico per la Chiesa e l’intera società, a partire dalla nostra piccola comunità francescana, perché richiama la logica del servizio e del dono.
Al termine della celebrazione del Giovedì Santo, l’Eucarestia è stata solennemente riposta sull’altare preparatoper l’occasione, dinanzi al quale i frati ed i pellegrini hanno reso onore al memoriale del dono di Cristo, in particolar modo durante il Venerdì Santo, quando Cristo dona se stesso sulla croce: è il sacrificio della Croce che svela il senso del sacrificio eucaristico.
In comunità abbiamo festeggiato questo mirabile dono continuando la festa della celebrazione eucaristica con la convivialità della cena. È stato il momento per ravvivare il ricordo del momento scelto da Cristo per donare stesso: lo stare insieme a tavola.
Il Venerdì Santo è iniziato con il canto delle lodi in basilica inferiore e l’accoglienza della tradizionale processione del Cristo morto.Il giorno è proseguito con la singolare riflessione dinanzi alla croce di Cristo e al dono del suo Corpo eucaristico: non il giorno del dolore ma dell’accoglienza piena del suo dono gratuito d’amore. È stata la solenne Azione Liturgica del pomeriggio a far rivivere il supremo momento dell’offerta di Cristo sulla croce.Nella serata ci siamo uniti alla popolazione di Assisi nella processione che ha accompagnato la statua di Maria Addolorata e del Figlio morto.
Il Sabato Santo la liturgia quasi tace, ma nel suo silenzio contiene la forza della vita nuova, perché c’è la consapevolezza che la morte non è l’atto definitivo. Come la comunità degli apostoli era riunita in preghiera, così la nostra comunità si è riunita per il canto delle lodi in basilica.
In comunità si percepisce un continuo lavorìo di preparazione, e a sera inoltrata ci siamo radunati in basilica per  vivere insieme la liturgia della grande notte, quella che illumina tutte le notti dell’uomo. È stato acceso il cero pasquale e si è cantato l’Alleluja; un canto che ha taciuto per quaranta giorni perché potesse esplodere nel petto di ogni persona, come quei germogli che sotto terra accumulano forza vitale perché poi alla luce del sole della primavera esplodano in tutta la loro bellezza, così il Cristo Risorto è esplosione di gioia per l’umanità.
Di ritorno dalla veglia della pasquale la comunità ha festeggiato con lo scambio degli auguri prima che il fisico cadesse nel sonno, seppur gioioso.
La celebrazione della Domenica di Pasqua, presieduta dal Legato pontificio, Card. Attilio Nicora, ci riunisce ancora insieme per gustare il dono sempre nuovo del Corpo e Sangue di Cristo, gioia che prosegue nel pranzo insieme alla comunità del Sacro Convento ma che “deve”manifestarsi anche sul volto di ognuno di noi, lieto e gioioso come frate Francesco chiedeva a tutti i suoi frati.

fr. Rocco Predoti